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Konzert in der Kellerbuehen St.Gallen 2008

Tritonus cerca sotto la coperta della nota musica popolare svizzere l'Originario, il Diverso, ricostruisce strumenti dimenticati e mescola suoni arcaici con sonorità nuove, in una elaborazione fresca e rispettosa.
Un viaggio musicale affascinante, che fa sembrare estraneo ciò che è familiare.

Felicia Kraft
Felicia Kraft: Gesang, Perkussion, Rebec
Urs Klauser
Urs Klauser: Sackpfeifen, Cister, Schwegel
Lea Zanola
Lea Zanola: Hackbrett, Trümpi, Perkussion
Daniel Som
Daniel Som: Drehleier, Schalmei, Flöten

Andreas Cincera
Andreas Cincera: Violone, Kontrabass

andrea brunner
Andrea Brunner: Violine, Viola

 

Infos für VeranstalterInnen:
 
Infoblatt I (PDF)
Infoblatt II (PDF)
Musikerportrtaits 09 (PDF)
Pressetexte / Infotexte Tritonus
 
Pressestimmen Tritonus
Pressestimmen Alpan Projekt
Interview Tritonus
 
Foto Tritonus 09
Fotos Tritonus I
Foto Tritonus II
Foto Tritonus III
Foto Tritonus IV

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gruppo Tritonus si dedica alla ricerca della musica popolare antecedente l'Ottocento. Per il loro nuovo programma il quartetto ha attinto a sorgenti musicali assai rare. Il fulcro è rappresentato dalla musica dell' Appenzell. Tritonus aggiunge ai consueti suoni degli strumenti ad arco i pifferi ed i bordoni ed ipotizza così le sonorità antiche della musica dell' Appenzell.
Con una voce potente e con svariati strumenti, dall salterio tedesco e ghironda, passando dalla cornamusa, fino al piffero, Tritonus riesce a creare varie atmosfere. Danze estasiatiche, richiami di animali, benedizioni alpine nostalgiche, canzoni amorose e commoventi ballate trasportano gli ascoltatori in tempi remoti.

International Folk Music Festival "Alpentöne", Altdorf Switzerland 2007


L' antica musica popolare svizzera si differenzia molto dalle attuali forme come per esempio "Ländler" o la canzone con "Jodel". Come si suonava allora la nostra musica popolare prima del 1800? Le ricerche ci hanno aperto già molto porte, elaborazioni pratiche ci mancano pero' ancora oggi.
Noi (U.Klauser e B.Wolf) lavoriamo già da molti anni nella ricostruzione di vecchi strumenti con i quali suoniamo nel gruppo "TRITONUS" la vecchia musica popolare. Dalle vecchie fonti ci sono pervenuti fortunatamente alcuni pezzi di musica popolare:
Danze da intavolature di liuto piene d' arte del 16. secolo sono state da noi ricostruite, cosi' come probalbilmente furono suonate una volta dai musicanti popolari. Nel 19. e all' inizio del 20. secolo si é incominciato a creare raccolte di vecchie musiche tradizionali. Da queste raccolte abbiamo fatte nostre le perle più belle. Vecchie canzoni e ballate sono state spesso per la maggior parte tramandate (oralmente), perché i lunghi testi sono stati spesso riscritti, mentre le melodie tradizionali perloppiù mancano.
Dall' antico sono tipiche per la Svizzera le "Kühreihen", "Passi del mucche", che si indirizzano nel profondo regno della magia. Una caratteristica particolare di questa antica musica svizzera è l'uso della modalità lidica con il suo "trítono" (quarta eccedente delle scala naturale). Da tale intervallo "diabolico" è sorto il nome del nostro gruppo.
Come e con quali strumenti si é musicato una volta lo dimostra un' ampia iconografia, che ci ha portato (dopo un' analisi critica con le fonti scritte) ai risultati odierni. Molti degli strumenti che noi usiamo non esistono più in Svizzera, come la cornamusa (Sackpfeife), il piffero (Schalmei), la ghironda (Drehleier) o il rebecco. Altri strumenti sono sopravissuti nella tradizione, come per esempio il salterio tedesco (Hackbrett), la cetra (Cister), o la fifre (Schwegel).

Traduzione: Antonio Idone

 

PDF Opuscolo "Antica Musica Popolare Svizzera Nord"

 

In occasione della Festa federale della musica popolare 2023 a Bellinzona, Christian Gilardi della Radio Svizzera Italiana (RSI Rete 2) ha realizzato un programma radiofonico molto bello e informativo sul tritono e sull'antica musica popolare svizzera:

«Incontro con Urs Klauser, fondatore del gruppo Tritonus, che si dedica alla ricerca della musica popolare antecedente l’Ottocento in Svizzera. L’antica musica popolare svizzera si differenzia molto dalle attuali forme, come per esempio oil Ländler o lo Jodel. Come si suonava allora la nostra musica popolare, prima del 1800? Le ricerche svolte dai musicisti che compongono i Tritonus hanno cercato di darci alcune interessanti risposte».

La trasmissione radiofonica può essere ascoltata qui: «Grand Bazaar – Tritonus, una musica popolare diversa»

 


Sound Download / Discographie

Ordinazioni: CDs "TRITONUS" and "Alpan"

Il nostro CD ‹Alte Volksmusik in der Schweiz› del 1991, dopo aver ricevuto il Premio dell‘ORG (Radio-Televisione della Svizzera orientale), è diventato in un qualche modo un’opera di riferimento.

Dopo la realizzazione del nostro primo disco, imperniato su fonti storiche e scientifiche, con il nuovo CD ‹Alpan› si è intrapreso un deciso passo in avanti. In collaborazione con i due giovani jazzisti Reto Suhner (sassofono) e Tobias Preisig (violino), così come Andreas Cincera (violone, contrabbasso) e Markus Maggiori (percussione) abbiamo realizzato una produzione in cui si confondono origine e avvenire della musica popolare. Le ricostruzioni di strumentazioni storiche ci hanno permesso di mostrare le pratiche musicali di allora – antiche melodie, testi e strumenti si combinano a suoni nuovi, indicandoci un possibile sviluppo futuro.
Nel mese di febbraio 2005 il nostro progetto CD ha ricevuto il premio promozionale della Fondazione per la Cultura del Canton Appenzello esterno.


 

Dalla Svizzera un'ottima produzione musicale del gruppo " Tritonus ", formato da Urs Klauser, Dale Overturf, Beat Wolf, Barbara Plonze (hanno collaborato anche Felicia Kraft, Paolo Imola, Cornelia Arn e, per la parte tecnica, Andreas Litmanowitsch). Il disco dà un'idea precisa dell'antica musica popolare svizzera (caratterizzata da forme espressive come il Modus Lydico e le Kühreihen) che si discosta abbastanza nettamente dal folklore musicale attuale (lo Jodel e il Ländler). Il repertorio e costruito quasi interamente su strumenti antichi, alconi dei quali non erano più usati in Svizzera da secoli, ma che sono stati ricostruiti (soprattutto da Beat Wolf e Urs Klauser) sulla base di documenti iconografici, dopo un confronto anche con le fonti scritte. Cosi e possibile ascoltare lo Schalmei (oboe) il Drehleier (ghironda), e il Sackpfeife (cornamusa).
Quest'ultimo strumento -che interessera maggiormente i lettori di Utriculus- è stato recuperato grazie al lavoro ed alle ricerche di Urs Klauser che l'ha ricostruito utilizzando in modo critico le fonti iconografiche (specie del 16° secolo). Il Sackpfeife è alimentato "a bocca", ha un solo chanter e due bodoni. E' caratterizzato esteticamente da alcune "finestrelle" aperte sulla parte terminale (campane?) delle canne sonore. La cornamusa svizzera compare in ben 8 brani del CD, ed in uno di essi (Rans des Vaches) e l'unico strumento utilizzato. C'è, inoltre, nel disco la registrazione d'una Monfrina (Monferrina) tipica del Ticino e della zona italiana di Cogne. Il ballo e eseguito con piffero, tamburello e Piva, ovvero la zampogna dell'ltalia Settentrionale. La Piva, infatti, sembra sia stata in uso (ma ulteriori ricerche dovrebbero dimostrarlo incofutabilmente) anche nel Canton Ticino. Un chanter di presumibile piva è esposto nel Museo di Sonogno, ed un antico affresco in una chiesa di Maggia mostra un suonatore di cornamusa.
Il CD dei TRITONUS è godibilissimo, trasporta in un mondo musicale antico che conserva intatto il suo fascino. Ottima la registrazione, buone le esecuzioni degli strumentisti e vocalisti. Un libretto (di 28 pagine), inoltre, illustra molto bene l'indagine storica, i metodi di riproposta e il repertorio musicale.

Mauro Gioielli in "Utriculus" No. 4, Okt. - Dez. 1994
Bolletino trimestriale dell' Associazione Culturale "Circolo della Zampogna" di Scapoli


IL GAZZETTINO ILLUSTRATO; Anno 52 N. 2/3, VENEZIA 16 febbraio

Le « ciaramelle » cantate dal poeta Glovanni Pascoll

Concerto con strumenti antichi al Consolato di Svizzera

VENEZIA - Il poeta Giovanni Pascoli scriveva "Ho sentito un suono di ciaramelle, ho udito un canto di ninne nanne, ..." in una soave poesia della mia infanzia, sempre riproposta nei libri di scuola elementare, da far recitare ai bambini collettivamente, e poi ognuno da solo, per abituarli a vincere la timidezza. Le ciaramelle, strumenti musicali dei pastori del Presepe di Gesù Bambino, e suonate da cori d'angeli negli affreschi cristiani attorno alla 'Vergine col Bambino".
Le ho viste dal vero. Sono trombe ch legno a calice rovesciato, suonate a fiato dal musicista svizzero Beat Wolf, che alterna la cornamusa con la ghironda. Suana con altri quattro musicisti, l'Ensemble Tritonus di antica musica popolare della Svizzera, evocata con strumenti antichi. Fabian Muller suona il salterio, una specie di pianoforte tenuto sulle ginocchia, picchiato con martelletti (oltre al violino e al contrabbasso). Il salterio ha il suono del clavicembalo, ma si può portare con sé, tenendolo sotto oltre il braccio. Urs Klauser ci ha proposto il vellutato suono della cornamusa, oltre al piffero ed alla cetera, una chitarra dei pastori svizzeri, senza il braccio allungato delle chitarre d'oggi. Corde pizzicate sul frenetico ritmo di "Anneli", ballata mistica di Lucerna che narra l'assassinio di una fanciulla pura, ingenua.
Felicia Kraft, la voce narrante, canta leggende, recuperate come ballate, con piglio deciso, da popolana. La sua voce è di gola, ritmica, tempestiva, felice, rafforzativa dei suoni emessi dai pifferi e ciaramelle, e si accompagna col cembalo, con campanelli infilati tra pollice e dito medio, o con nacchere di legno a lungo peduncolo, due per ogni mano, battenti ritmicamente. E anche un'abile violinista sul Ribeco, un mandolino piccolo allungato, a corde, da suonare con l'archetto come un violino appoggiato sulla spalla sinistra. Il quinto componente dell'Ensemble Tritonus, ma non ultimo, è Geri Bollinger, che ha gran disinvoltura con il flauto, il saxofono, ma suona anche il contrabasso.
Nel salone del seconde piano nobile con vetrata che s'affaccia sulle Zattere, il Consolato di Svizzera a Venezia ha dato un concerto di strumenti musicali antichi. 1 cinque musicisti in sintonia, ci hanno fatto ascoltare fiabe, canzoni d'amore di Zurigo, del Berner Oberland, danze del Jura, del Gruviera, di Appenzell, antiche canzoni dal repertorio Ueli Braker, Toggenburg 1779, il canto tragico di una ladra del Liebtenstein sec. 1800, il lamento Querelis Pacis, tre danze selvatiche del Wallis, una Polanaise e una Biswind, danza veloce nord-alpina. Applauditissimi.
Per la prima volta ho visto suonare la ghironda, uno strumento in legno costruito da Beat Wolf copiato da immagini iconografiche degli incisori einquecenteschi, un organetto che tiene appeso a tracolla (o sulle ginocchia) azionato da una manovella ch'egli fa girare incessantemente con la mano destra, mentre la sinistra tocca i tasti di legno allineati sopra. Una tastiera per una sola mano, mentre l'altra dà aria al mantice collocato all'interno di questa grossa scatola di legno. Testimonianza di notevole intelligenza, facendo lavorare ciascuna mano a compiti differenti, contemporaneamente.
Nell"antico richiamo del Monte Rigi" e nel "Lamento sulla sorte di guerra" Fabian Muller e Geri Bollinger ci hanno fatto conoscere il Trommel, un piccolo strumento simile allo scacciapensieri, che la mano sinistra tiene davanti alle labbra e la destra sfiora il pollice, facendolo vibrare.
Un inno alla natura e alla vitalità popolare primitiva, radicata sui valori della socialità democratica, frutto di un meticoloso lavoro di ricerea sui testi~ sulle musiche e sugli strumenti.

Mariella Cortese Scarpa, Venezia

 


 

 

 

Antica musica popolare nella svizzera nord-alpina ( PDF Opuscolo )

(a cura di MUSICA NEL MENDRISIOTTO)

L'antica musica popolare svizzera ha poco in comune con la ben nota Ländlermusik, diffusasi nel nostro paese nel corso del XIX secolo e alla quale si deve la perdita di gran parte del patrimonio popolare più autentico del paese. È dunque particolarmente interessante cercare di scoprire come fosse la nostra musica popolare prima di allora.
Grazie ad un'intensa attività di ricerca, si è già potuto far luce su diversi aspetti relativi al patrimonio musicale dei nostri antenati; nel contempo sono però sorte molte nuove problematiche, che dimostrano ancora una volta quanto poco in realtà sappiamo sulla materia.
Indubbiamente la nostra musica popolare ha sempre attinto al patrimonio musicale dei paesi vicini, tenendo conto piuttosto delle aree culturali che dei confini politici. Anche l'attività mercenaria e gli scambi commerciali della Svizzera hanno contribuito in passato ad alimentare un vivace interscambio culturale. E tuttavia nel nostro paese sono fortunatamente sopravvissute anche alcune tradizioni musicali autoctone, ad esempio lo Juuz nel Muotathal, le Büchelmelodien nella Svizzera interna o lo Zäuerli in Appenzello (già ampiamente documentate su supporti sonori).
D'altra parte sono però andate definitivamente perdute innumerovoli testimonianze dell'antica musica popolare a causa sia del cambiamento nei gusti musicali sia delle ripercussioni della riforma, che ha represso sistematicamente la musica strumentale (cfr. A.-E. Cherbuliez nella bibliografia).
Nelle melodie che ci sono state tramandate compare spesso il tritono. Quest'intervallo di quarta eccedente (es. do-fa#) è contenuto anche nel modo lidio ed in certa misura nella serie degli armonici naturali come il "fa" del corno delle Alpi. I trattatisti disprezzavano questo intervallo stridente: la Chiesa addirittura lo proibì, ritenendolo "diabolico" (tritonus diabolus in musica).
Verso la metà del XIX secolo, F.F. Huber descrisse la quarta eccedente come elemento caratteristico della musica alpina, soprattutto di quella appenzellese. Notò pure che il suo utilizzo doveva, in passato, essere stato ancor più marcato: "Probabilmente la pratica del canto nelle scuole, condizionata da un certo uso delI'armonia, ha contribuito a smussare certe durezze nell'andamento melodico."

Fonti

In passato la musica popolare veniva tramandata quasi sempre oralmente; questo è il motivo per cui esistono poche trascrizioni, spesso frutto della necessità di affidare temi e melodie ad uno strumento d'origine colta. In questo senso le intavolature di liuto del XVI secolo rappresentano delle fonti importanti, così come l'iconografia musicale utilizzata per illustrare resoconti di viaggi, dizionari, pubblicazioni. La raccolta sistematica di questo patrimonio iniziò soltanto verso il 1800, quando ricercatori da una parte e nobiltà dall'altra iniziarono a interessarsi al mondo alpestre e alla semplice vita delle campagne. Si trattava perlopiù di trascrizioni arrangiate per strumenti da salotto come il pianoforte o la chitarra ed influenzate dal gusto del tempo. Spesso anche l'editore apportava modifiche al testo musicale, eliminando ad esempio gli intervalli ostici quali il tritono.
La necessità di annotare, e a volte addirittura stampare, i lunghi testi di canzoni e ballate ha permesso una miglior conservazione di questo genere di brani. Molte di queste canzoni sono conosciute in tutta l'area germanofona e, in Svizzera, hanno subìto soltanto una leggera coloritura regionale.
I tedeschi L. Erk e F.M. Böhme hanno curato a fine Ottocento la più importante raccolta di canzoni. Ai due ricercatori si deve pure una indagine approfondita sulle melodie, fatto significativo se si considera che la maggior parte delle collezioni più famose del secolo scorso non annoverano melodie originali.
Una ricca iconografia ci informa sulle passate abitudini musicali. Le illustrazioni del tempo mostrano sia le diverse possibili combinazioni degli strumenti, sia il contesto in cui operavano i musicisti.
Altri ragguagli ci sono forniti dalla documentazione giudiziaria, che descrive accuratamente gli strumenti dei musicisti multati per aver arrecato disturbo alla quiete pubblica. Il riferimenlo a zampognari, suonatori di violino e di lira in "allegra compagnia" di saltimbanchi e girovaghi lascia intuire chiaramente quanto in basso si trovassero i musicisti nella gerarchia sociale.

Strumenti

Gli antichi strumenti musicali non erano certamente standardizzati ne per gran-dezza, né per forma o tipo di accordatura come quelli di oggi: essi dovevano soddisfare le specifiche esigenze di chi li suonava. Si suppone che molti musicisti si costruissero in proprio g]i strumenti o che incaricassero artigiani non special-izzati, che in tal modo si garantivano un guadagno supplementare.
Gli strumenti popolari erano prevalentemente diatonici, con un'estensione della gamma melodica di gran lunga inferiore a quella degli strumenti odierni. Allora non esistevano ancora meccanismi complicati quali chiavi, dispositivi per un'ac-cordatura perfetta o altro.
L'effetto sonoro d'assieme, prodotto dalla combinazione di questi antichi stru-menti dal suono nasale e ricco di armonici, rimanda a quello intenso e di grande trasparenza che è ancor oggi tipico di certe tradizioni musicali mediterranee ed orientali.
Il passaggio a sonorità più morbide si produsse verso il 1800; ad esso corrispose anche la diffusione di nuovi strumenti come il clarinetto e più tardi la fisarmonica, che a loro volta fecero scomparire i loro predecessori meno maneggevoli. Così riporta Szadrowsky nel 1868:
"La nuova generazione è favorevole alla sostituzione dei vecchi ma efficaci stru-menti rustici, e questo è sicuramente spiacevole. Si prova indubbiamente un certo gusto a suonare lacosiddetta "fisarmonica", ed anche i pastori e i contadini si de-dicano con estrema dedizione all'apprendimento di questo strumento; ma ciò che se ne ricava non si può certo definire musica!"
L'antica musica popolare si caratterizzava anche per il numero piuttosto esiguo di esecutori. Due o tre strumenti bastavano infatti a creare musica da ballare, con una marcata accentuazione ritmica. Probabilmente solo in un secondo tempo si sentì l'esigenza di acoompagnare ritmo e melodia principale con un basso: il contrabbasso a tre corde, molto diffuso in Svizzera, fece infatti la sua apparizione nella musica popolare soltanto poco prima degli inizi del 1800.

Il salterio

Fra tutti gli strumenti dell'antica musica popoIare il salterio è certamente il più conosciuto. Meno noto è invece il fatto che esso fosse presente in quasi tutta la Svizzera (Vallese, Glarona, Berna, Grigioni, cantoni primitivi) già nelXV secolo: è segnalato per la prima volta a Zurigo nel 1447. Ancor oggi molto diffuso, il salterio viene insegnato nelle scuole di musica di certe regioni del paese.
Appenzello e Vallese sono i due cantoni con la più forte tradizione del salterio. Ma ancora nel 182O, come riferisce lo studioso F. F. Huber, vi era un maggior numero di suonatori dello strumento nella Svizzera primitiva che in Appenzello.
L'espressione Hackbrett in der Gand definisce, nell'Oberland bernese, la combinazione di salterio, oboe rustico e violino; nelle regioni alpine violino e salterio sono spesso protagonisti della musica da ballo.
Per la costruzione del salterio il sacerdote basilese Johannes Hutmacher ci ha lasciato un prezioso documenlo (databile fra il 1570 e il 1580) secondo il quale lo strumento doveva raggiungere al massimo 32 cm di larghezza e 80 cm di lunghezza sul lato maggiore; questo modello si è conservato invariato per oltre tre secoli.

La cetra

La scultura lignea che si trova sull'altare maggiore della chiesa agostiniana dedicala a S. Maurizio a Friburgo, eseguita da Peter Spring attorno al 1600, raffigura un angelo intento a suonare una cetera: si tratta della piu antica raffigurazione dettagliata di questo strumenro in Svizzera. La cetra doveva comunque essere nota nel nostro paese già nel Medioevo. Nel XVI secolo veniva suonata durante gli spettacoli popolari nella Svizzera interna.
Strumento a pizzico con corde metalliche, la cetera è essenzialmente destinata ad acoompagnare i canti. Modelli particolari di cetra sono ancor oggi diffusi nel Toggenburgo e nell'Entlebuch; nell'Emmental viene invece chiamata Hanottere (il modello detto di "Kriens", di più recente fabbricazione, non ha niente a che vedere con l'originale).
Nella musica popolare la cetra viene spesso accordata in maniera "aperta" (le corde suonate a vuoto danno un accordo perfetto). Le corde, che sono di numero variabile fino a 13, vengono pizzicate sia con il plettro sia con le dita.

La ribeca

La ribeca (dall'arabo rebab) è uno strumento cordofono ad arco ricavato da un unico pezzo di legno. È caratterizzata da una cassa armonica allungata a forma di mezza pera ed e dotata di un corto manico con cavigliera. Nel Medioevo e nel Rinascimento ebbe forme e dimensioni varie, anche se il tipo più comune era a tre corde e veniva chiamato nelle zone germanofone sia gross Geigen (fidula) che clein Geigen. A differenza della fidula, la ribeca presenta un'accordatura in quinte.
Poiché le antiche fonti chiamano Gyge sia la ribeca che la fidula, spesso è difficile stabilire con precisione a quale dei due strumenti si faccia riferimento.
Diverse illustrazioni ci confermano la sicura diffusione della ribeca in Svizzera: ad esempio quelle contenute negli schizzi di Hans Holbein il Vecchio (1465-1524) e quelle riportate nei resoconti del lucernese Diebold Schilling (1513).
Tra i vari strumenti suonati da Zwingli, si ritiene che figurasse anche un tipo di ribeca detto Rabögli.

Il violino

Una certa perdita di prestigio dello strumento durante il XVIII secolo favorì la sua diffusione in ambito rurale. Nelle "Alpstubeten" appenzellesi troviamo molte raffigurazioni e diverse testimonianze sull'uso di questo strumento nella musica popolare.
Attorno al 1800 il violino subì alcune importanti trasformazioni; il corto manico del violino barocco, ad esempio, fu allungato e reso più stretto e, grazie ad un'accresciuta tensione delle corde, la sua potenza sonora aumentò considerevolmente. Fino al XX secolo le corde, ad eccezione di quella più bassa, erano ancora di budello animale.

La ghironda

Diverse illustrazioni confermano la diffusione della ghironda in Svizzera; tra queste anche un intaglio risalente al 1375 circa che orna gli stalli lignei del coro della cattedrale di Basilea. I primi riferimenti a questo strumento risalgono al 1407. Negli spettacoli popolari del XVI secolo, a suonare la ghironda (chiamata in tedesco anche Lyre o Bauernleyer) erano spesso i menestrelli.
In antichi cognomi quali Leirer, Lyrer, Lyrenmann, è chiaro il riferimenlo alle attività musicali dei componenti di queste famiglie. La ghironda appartiene al gruppo dei cordofoni. Le corde vengono fatte vibrare grazie allo sfregamenlo del bordo impeciato di una ruota di legno (che in tal modo funziona come un'arcata continua) azionata con una manovella.
Con l'altra mano il suonatore agisce su una tastiera che, tramite cursori, altera l'altezza della corda destinata a produrre la melodia. Oltre a questa vibrano contemporaneamente anche diverse corde di bordone, che producono sempre la stessa nota e che sono accordate sulla tonica e sulle quinte. Ne risulta un suono molto simile a quello di una zampogna. Azionando ritmicamente la manovella, si possono ottenere effetti di staccato e di accompagnamenlo ritmato.
La ghironda è indicala sia per la musica da ballo che per l'accompagnamento del canto. Per l'esecuzione della nostra musica popolare si ricorre al modello diatonico; allo strumento possono comunque essere applicati tasti che producono i semitoni.

L'oboe rustico

L'oboe rustico (o ciaramella, o piffero), precursore del moderno oboe, è uno strumento aerofono di legno a canna conica e ancia doppia. Spesso l'ancia veniva inserita in un supporto di legno - il musotto - che serviva a ridurre latensione labiale.
Nel XIX secolo, il suono aspro e nasale del piffero non corrispondeva più ai nuovi ideali musicali; lo strumento fu pertanto relegato in secondo piano dal clarinetto e dalla fisarmonica. Un altro motivo che ha contribuito alla sua scomparsa va ricercato nella complicata tecnica di produzione del suono che lo contraddistingue. Ancora nel 1868 Szadrowsky osservò che "è spiacevole constatare la progressiva scomparsa di uno strumento tanto bello poiché con esso vien meno anche una componente importante della vita alpestre. Ma, da sempre, la praticità è un'acerrima nemica del bello. Al posto del piffero abbiamo ora la fisarmonica. "Aures hominum novitate laetantur."
Come la zampogna, anche l'oboe rustico è ampiamente documentato dal punto di vista iconografico. Lo strumento è infatti stato spesso rappresentato nei quadri che illustrano le danze macabre del XVI secolo (N. Manuel, H. Holbein) e in molte cronache illustrate.

"Ein gut par Backen Athems vol
Ein Sackpfeiff tut begeren wol:
So steht sie wol bey der Schalmey,
Und ist der Bauern Orgel frey".

(verso a rime accoppiate inciso su una stufa in ceramica del XVII secolo)

La cornamusa (Homepage: cornamusa svizzera)

La cornamusa è formata da una sacca di pelle alla quale sono collegate una o più canne sonore. Negli strumenti di origine svizzera, queste ultime possono essere dotate di ance doppie (nelle canne melodiche) o semplici (nelle canne di bordone). La sacca di pelle di capra posta sotto il braccio del suonatore viene riempita d'aria attraverso una sorta di cannuccia; I'aria, a sua volta, alimenta le ance semplici o doppie di cui le canne sono munite, facendo suonare queste ultime contemporaneamente.
Sfortunatamente sappiamo ben poco delle tradizioni che accompagnano la cornamusa, da noi ormai caduta in disuso nonostante il fatto che in passato fosse uno degli strumenti più diffusi nella musica popolare. Si conoscono i nomi di alcuni suonatori (da Hans Gantner, re dei musicanti, deceduto a Berna nel 1507 - raffigurato sul Pfeiferbrunnen che si trova nella Spitalgasse - a Hans Schwarz, zampognaro giustiziato a Appenzello nel 1577 in quanto presunto piromane). Nel XV secolo la cornamusa fu addirittura introdotta nell'esercito; agli inizi del XVI secolo venne comunque nuovamente sostituita da strumenti come il flauto traverso e il tamburo.
Da quel momento in poi le informazioni cominciano a scarseggiare; nel canton Berna, alcuni documenti indicano che la cornamusa era ancora conosciuta nel XVIII secolo. Pare che in alcune regioni appartate del nostro paese essa fosse utilizzata fino al secolo scorso.
Lo strumento risulta comunque ben documentato nelle raffigurazioni dell'epoca. In effetti è presente su quasi tutte le cronache illustrate (Schilling, Schodoler, Tschachtlan, etc.) e in molte danze macabre del XV e XVI secolo (Berna, Basilea, Lucerna, ecc.), così come sulle pareti interne ed esterne di molti edifici di tutta Ia Svizzera.
Nel 1977 Hans Rindlisbacher ha svolto un eccellente lavoro sulla cornamusa svizzera per Io Schweizerisches Archiv für Volkskunde (SAVk73).

La fifre

La fifre ha diverse denominazioni in tedesco: Querpfeife, Zwerchpfeife, Trommelflöte, Schweitzerpfeiff e nel Vallese Natwärischpfiffe. Insieme al tamburo, la fifre e noto come strumenlo da campo, essendo stato introdotto nelle truppe confederate nel XV secolo in sostituzione della zampogua.
Oltre ad avere questa funzione, la fifre era ed è tuttora utilizzato per eseguire musiche di danza; sembra addirittura che anche le danze dei vaccari venissero eseguite con questo strumento. Ancora oggi, la fifre ha un posto di rilievo nelle feste del Vallese (vendemmia), di Appenzello esterno (Landsgemeinde) e di Basilea (carnevale). A Basilea però esso è stato sostituito dal "Basler-Piccolo", uno strumento formato da due segmenti, a cinque chiavi e cannello ritorto per agevolare la produzione del suono.
La fifre è uno degli strumenti aerofoni in assoluto più semplici. Il tubo di legno è provvisto di 6 fori e di un'imboccatura zeppata. Gli strumenti più antichi venivano costruiti prevalentemente con rami di alberi da frutto, spesso però erano anche in legno di tasso o, più raramente, in legno di bosso.

Flauto diritto

Questo strumento a fiato riveste un ruolo piuttosto secondario nella musica popolare svizzera anche se, grazie alla sua estrema semplicità d'uso, risulterebbe in fondo molto adatto.
H. In der Gand narra di un vecchio flauto a fessura da lui trovato in Val d'llliez (VS) in mezzo a della legna da ardere.
In passato, i cosiddetti Maiepfiffe erano particolarmente apprezzati come strumenti per i bambini.
Nel XIX secolo, gli Schwäbelpfiffli (flauti diritti di metallo) venivano prodotti in grande quantità per i più diversi mercati.

Lo scacciapensieri

Lo scacciapensieri (in svizzero tedesco Trümpi) è uno dei più antichi strumenti della nostra musica popolare. Le prime conferme ci sono giunte da scavi archeologici che hanno dimostrato quanto questo strumento fosse diffuso sull'intero territorio dell'odierna Svizzera già a partire dal Xll secolo.
Cognomi come Trümpi, Trümpy e Trümpler confermano l'importanza di questo strumento a prima vista piuttosto insignificante.
Per suonare lo scacciapensieri bisogna tenerlo tra i denti e azionare con un dilo la linguetta di metallo. La cavità orale funge da cassa di risonanza di forma e volume variabili e i suoni armonici ottenuti possono essere amplificati ispirando o espirando.

Strumenti ritmici

Poiché fino al 1800 non esisteva un vero e proprio strumento con le funzioni del basso,numerosi e diversissimi strumenti ritmici assumevano quest'importante ruolo nell'antica musica popolare.
Naturalmente si "faceva ritmo" anche pestando i piedi, battendo le mani o "suonando" i cucchiai (Chlefel).

Tamburo a frizione (Brummtopf)

In Svizzera, l'uso di questo strumento a percussione (che faceva le veci del basso) non e documentato. Ma visto che il tamburo a frizione era diffuso e popolare in tutta Europa, si ritiene che fosse conosciuto anche da noi.
Su un tipico vaso per lo strutto viene tesa una membrana alla quale è fissata una sottile asticella di legno. Il suonatore sfrega l'asticella con uno straccio umido, generando un suono basso simile ad un sordo brontolio.

 

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Copyright © 2008 by "TRITONUS": Urs Klauser, CH- 9055 Bühler

Fotos: Samuel Forrer, Speicher AR

"Teufelsband": Ausschnitt aus Titelillustration "Des Tüfels Segi", Bodenseeraum 1441, Badische Landesbibliothek, Karlsruhe, Cod. Don. 113, Bl. 1b.